Ecco i 5 segnali che dimostrano che il tuo partner ti sta usando, secondo la psicologia

Il tuo partner ti sta usando? Ecco i segnali che rivelano relazioni opportuniste, secondo la psicologia

Ti è mai capitato di sentirti come un bancomat emotivo? Di avere la sensazione che il tuo partner appaia magicamente quando ha bisogno di qualcosa e sparisca nel nulla appena ottiene quello che voleva? Se stai annuendo mentre leggi queste righe, forse è il momento di prestare attenzione a quello che la psicologia delle relazioni ha da dire sulle dinamiche opportunistiche.

Non stiamo parlando di paranoia da social media o di quei momenti di insicurezza che capitano a tutti. Stiamo parlando di pattern comportamentali specifici che i professionisti della salute mentale hanno osservato nelle loro pratiche cliniche e che la ricerca psicologica ha inquadrato attraverso teorie consolidate come quella dell’interdipendenza e dell’attaccamento.

La verità è che alcune persone si avvicinano alle relazioni sentimentali come se fossero un supermercato: entrano, prendono quello che gli serve, pagano il minimo indispensabile e se ne vanno. E tu? Tu potresti essere il cassiere che non si accorge di quello che sta succedendo.

Quando l’amore diventa uno scambio ineguale: la scienza dietro le relazioni squilibrate

Prima di tuffarci nei segnali d’allarme, facciamo un passo indietro. La teoria dell’interdipendenza, sviluppata da Harold Kelley e John Thibaut negli anni Cinquanta, ci spiega che ogni relazione funziona come un sistema di scambi. Tu dai tempo, energia emotiva, supporto, affetto. E ti aspetti di ricevere altrettanto in cambio.

Il problema nasce quando questo equilibrio si rompe. Secondo il modello dell’investimento di Caryl Rusbult, le persone valutano costantemente tre elementi nelle loro relazioni: quanto sono soddisfatte, quante alternative hanno e quanto hanno già investito. Quando qualcuno scopre di poter ottenere massimi benefici con minimi investimenti, ecco che nascono le dinamiche opportunistiche.

Ma perché alcune persone ci cascano? La ricerca di Rusbult ha dimostrato che tendiamo a rimanere in relazioni anche insoddisfacenti quando percepiamo poche alternative o quando abbiamo già investito molto. È un po’ come continuare a guardare un film terribile al cinema perché “ormai ho pagato il biglietto”.

Il fantasma emotivo: quando appare solo quando gli conviene

Primo segnale da tenere d’occhio: il tuo partner ha sviluppato una strana capacità di materializzarsi dal nulla proprio quando ha bisogno di qualcosa. Ha un colloquio importante domani? Eccolo che ti chiama per sentirti dire quanto è bravo. Ha litigato con gli amici? Boom, sei diventata improvvisamente la persona più importante del mondo. Ha risolto i suoi problemi? Puf, è sparito di nuovo.

Questo comportamento sfrutta quello che gli psicologi chiamano rinforzo intermittente. È lo stesso meccanismo che rende così coinvolgenti le slot machine: non sai mai quando arriverà la ricompensa, quindi continui a “giocare” sperando nella prossima volta. L’alternanza tra momenti di attenzione intensa e periodi di totale assenza crea una sorta di dipendenza emotiva che è difficile da spezzare.

Se ti ritrovi sempre disponibile quando lui ti cerca, ma quando sei tu ad aver bisogno di supporto la sua agenda è misteriosamente sempre piena, Houston abbiamo un problema.

Il test del termometro emotivo

Prova questo esperimento mentale: negli ultimi tre mesi, quante volte il tuo partner ti ha contattato spontaneamente solo per sapere come stavi, senza voler nulla in cambio? E quante volte, invece, il contatto è arrivato quando aveva bisogno di supporto, un favore, o compagnia per qualcosa che gli interessava?

Se il rapporto è drammaticamente sbilanciato verso la seconda opzione, il tuo “termometro emotivo” sta registrando una temperatura da codice rosso.

La zona grigia dell’ambiguità strategica

Secondo segnale: il tuo partner è un maestro nell’arte del mantenere tutto vago e indefinito. Ogni volta che provi ad avere una conversazione seria sul vostro futuro, lui diventa più sfuggente di un politico in campagna elettorale. “Vediamo come va”, “non mi piace programmare troppo”, “godiamoci il momento”.

Questa ambiguità non è casuale. La teoria dell’attaccamento ci insegna che le persone con stile evitante hanno imparato che l’intimità profonda è pericolosa. Mantenendo la relazione in una zona grigia, possono continuare a ottenere i benefici come compagnia, intimità fisica e supporto emotivo senza dover fare investimenti emotivi significativi.

Il problema è che questa strategia lascia l’altro partner in un limbo costante. Se ti ritrovi spesso a chiederti “ma che cosa siamo noi?” senza mai ottenere una risposta chiara, probabilmente stai vivendo in questa zona grigia.

Il mago delle parole vuote: promesse d’oro e fatti di cartone

Terzo campanello d’allarme: il tuo partner è incredibilmente bravo a dipingere scenari meravigliosi per il futuro, ma quando arriva il momento di trasformare le parole in azioni, sparisce più velocemente di un gelato al sole di agosto.

Questa tecnica si chiama impression management e funziona così: la persona dice esattamente quello che vuoi sentire per tenerti agganciata emotivamente, ma non ha alcuna intenzione di mantenere le promesse. È come comprare un’auto guardando solo la pubblicità patinata senza mai vederla dal vivo.

La ricerca sulla fiducia nelle relazioni ha dimostrato che la coerenza tra parole e azioni nel tempo è uno dei predittori più affidabili della qualità e durata di una relazione. Se il tuo partner è bravissimo a vendere sogni ma scarsissimo a consegnarli, stai probabilmente assistendo a una performance piuttosto che a sentimenti autentici.

Il test della promessa mantenuta

Fai una lista delle ultime dieci promesse significative che il tuo partner ti ha fatto. Quante sono state mantenute completamente? Quante parzialmente? Quante sono rimaste solo belle parole? Se la percentuale di mantenimento è sotto il 50%, hai trovato un altro pezzo del puzzle.

L’egocentrismo travestito da romanticismo

Quarto segnale: nelle conversazioni, tutto sembra sempre ruotare attorno al suo mondo. Quando provi a condividere le tue esperienze, i tuoi problemi, le tue gioie, lui ascolta con l’attenzione di chi sta aspettando il proprio turno per parlare.

Questo comportamento può essere collegato a quello che gli psicologi chiamano narcisismo subclinico. Non stiamo parlando del disturbo narcisistico di personalità, ma di una tendenza a vedere le relazioni principalmente attraverso il filtro del proprio tornaconto, misurato dal Narcissistic Personality Inventory nelle sue forme meno patologiche.

Le persone con alti tratti narcisistici tendono a utilizzare gli altri come “fonti di approvvigionamento narcisistico” – ovvero come fonti di ammirazione, supporto e validazione. La ricerca di Campbell e Foster ha mostrato che questi individui hanno maggiore probabilità di vedere le relazioni in termini strumentali piuttosto che emotivi.

La fortezza della difensività: quando ogni feedback diventa un attacco

Quinto e ultimo segnale: prova a esprimere un bisogno o a condividere una preoccupazione sulla vostra relazione. Se il tuo partner reagisce come se avessi lanciato una granata nel salotto, sei di fronte a quello che John Gottman ha identificato come uno dei “quattro cavalieri dell’apocalisse” relazionale: la difensività.

Ma non è solo difensività. Spesso vengono utilizzate tecniche manipolative più sofisticate:

  • Il gaslighting (“ti stai immaginando tutto”)
  • La colpevolizzazione (“dopo tutto quello che faccio per te”)
  • La deviazione (“e tu cosa fai di sbagliato?”)

Queste strategie hanno un unico scopo: evitare il confronto genuino e mantenere lo status quo che gli conviene.

La ricerca di Gottman su migliaia di coppie ha dimostrato che le relazioni sane affrontano i conflitti con curiosità e volontà di comprensione reciproca. Quando invece ogni tentativo di dialogo viene sabotato, è probabile che l’altra persona stia proteggendo un sistema che le conviene mantenere inalterato.

Non tutto è bianco o nero: quando l’attaccamento spiega tutto

Prima di trasformarti in un detective delle relazioni, è importante ricordare che non sempre dietro questi comportamenti c’è malafede. A volte, quello che percepisci come opportunismo potrebbe essere il risultato di stili di attaccamento disfunzionali sviluppati durante l’infanzia.

Le persone con attaccamento evitante, per esempio, hanno spesso imparato che l’indipendenza emotiva è più sicura della vulnerabilità. La loro tendenza a mantenere le distanze e evitare l’intimità profonda non nasce necessariamente da cattiveria, ma da una profonda paura dell’abbandono.

Secondo la ricerca di Hazan e Shaver, questi pattern si formano nelle prime relazioni con i caregiver e si riattivano nelle relazioni adulte. È come se portassero sempre con sé un paracadute emotivo, pronti a lanciarsi fuori dalla relazione al primo segnale di pericolo.

Cosa fare quando riconosci questi pattern

Se ti sei riconosciuta in molti di questi segnali, il primo passo è dare un nome a quello che stai vivendo. Riconoscere una dinamica squilibrata è già un grande passo verso la protezione del tuo benessere emotivo.

Il secondo passo è provare la comunicazione assertiva. Usa le “affermazioni in prima persona”: “Mi sento trascurata quando non sento tue notizie per giorni” invece di “Tu sparisci sempre”. Questa tecnica, supportata dalla ricerca sulla comunicazione non violenta di Marshall Rosenberg, riduce la difensività e aumenta le probabilità di un dialogo costruttivo.

Se la persona è genuinamente interessata alla relazione, mostrerà apertura al feedback e impegno nel cambiamento, anche se graduale. Se invece incontri resistenza sistematica, escalation di comportamenti manipolativi o minimizzazione dei tuoi sentimenti, potrebbe essere il momento di consultare un professionista o di rivalutare l’investimento emotivo in questa relazione.

Il criterio dei tre mesi

La ricerca di Karney e Bradbury suggerisce di valutare i pattern comportamentali su almeno tre mesi. Tutti possiamo avere periodi difficili, stress o momenti di minor disponibilità emotiva. Ma se i segnali persistono costantemente per questo periodo, è improbabile che si tratti di una fase temporanea.

Proteggere il tuo investimento emotivo

Ricorda sempre che meriti una relazione dove ti senti vista, valorizzata e amata per quello che sei, non per quello che puoi offrire. Riconoscere le dinamiche opportunistiche non è cinismo – è intelligenza emotiva applicata alla protezione del tuo benessere.

Le relazioni sane si basano su reciprocità, come dimostrato dalla ricerca di Clark e Mills sul dare e ricevere nelle coppie stabili. Quando questa reciprocità viene meno cronicamente, non si tratta più di amore ma di un accordo commerciale mascherato da romanticismo.

Non sempre è facile ammettere di essere in una relazione squilibrata, soprattutto quando ci abbiamo investito tempo, energie ed emozioni. Ma la consapevolezza è il primo passo verso relazioni più sane e soddisfacenti. Il tuo cuore, la tua energia e il tuo tempo sono risorse preziose che meritano di essere investite in chi sa riconoscerne il valore e ricambiarlo con la stessa intensità.

L’amore vero non è mai a senso unico. È una strada a doppio senso dove entrambi danno e ricevono, supportano e si sentono supportati, investono e vedono crescere insieme qualcosa di più grande della somma delle singole parti. Se la tua relazione somiglia più a un binario morto che a un’autostrada dell’amore, forse è arrivato il momento di cambiare destinazione.

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